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Eccoci qua, dopo sei ore di viaggio finalmente scendiamo dall’auto e abbracciamo i nonni. Siamo veramente stanchi ma non facciamo ora a dirlo che sul fuoco ci sta gia’ la moka da caffe’ e il tavolo della cucina si presenta imbandito di bicchieri e biscotti da sgranocchiare.

Si racconta un po’ del viaggio, di dove e quanto traffico abbiamo trovato e in che misura, dei tempi e della scomodita’ abissale dei cantieri estivi austro-tedeschi, delle ultime scorciatoie salvavita trovate con il magico Google Maps. La nostra vacanza comincia bene insomma, anche se mi sento alquanto trasandata e con una necessita’ sempre piu’ impellente di darmi una sistemata.

“Che bel vestito!” dico a mia sorella che e’ di ritorno dal lavoro. E’ stata una giornata dura, ma la vedo varcare la porta di casa sempre elegante e ben tenuta, nonostante i problemi al lavoro le abbiano fatto mandare gli occhi fuori dalle orbite.

“Mah, guarda che ce l’ho da un pezzo, l’ho preso da ****, mi e’ costato una cavolata”

“Proprio bello, quanto gli hai dato?”

“** €, vuoi vedere?” e io rimango allibita.

Come ben si sa, la Germania non rimane una meta indiscussa del “fèscion” e, nonostante gli sforzi low cost di Ortega e la fama internazionale conquistata da Lagerfeld, penso che la situazione rimarra’ sempre pressoche’ invariata. Certo, la globalizzazione ha fatto tanto ma la possibilita’ di acquistare un capo “non made in China”, di buona fattura di qualita’, non banale ma comunque femminile e ad un prezzo ragionevole rimane spesso un miraggio.

Qui a Monaco ci sono miriadi di negozi (soprattutto retail shops) dove fiumi di donne di ogni eta’ si fiondano ogni weekend, ma il negozio al dettaglio, con una buona scelta e non necessariamente standardizzata rimane un lusso presente solo in Italia.

Non raramente ho accennato il tema con delle coetanee e tutte, specialmente sotto occasioni come matrimoni e battesimi entravano profondamente in crisi esclamando:

“E adesso dove vado?”

“Ma tu dove vai in queste occasioni?”

‘”Oh madonna non ho trovato nulla di decente e se c’era costava una fortuna”.

Con decente intendo qualcosa di non necessariamente straordinario – attenzione che in Tedeschia il range e’ diverso, vedasi la differenza di assortimento in una catena come Zara tra Italia e Germania!!- bensi’ qualcosa di adeguato all’occasione e allo stesso tempo adatto ad un corpo femminile. E sappiasi che un fisico femminile include sempre qualcosa di troppo lungo, corto, magro o grasso…il resto rimane plastica!!!

Cosi’ per molti anni sono tornata in Italia con la valigia piena di “strafanti da pochi schèi” (cosí ironizziamo l’abbigliamento low-cost a casa mia) che non solo passavano di moda dopo tre mesi ma che per qualche strano motivo PUNTUALMENTE dopo un lavaggio a quaranta gradi si rimpicciolivano di minimo una taglia e mi facevano penare allo specchio. Cosi’ molto spesso credevo di avere l’armadio pieno, ma in realta’ ce l’avevo solo colmo di cianfrusaglia e di capi poco versatili.

Con l’arrivo di mio figlio la musica e’ letteralmente cambiata: da un lato ho cominciato a prediligere sempre di piu’ la comodita’ e la qualita’ e dall’altra ho iniziato, per mancanza di tempo, a praticare qualcosa di estremamente diffuso qui a Monaco: l’acquisto online.

Premetto di non avere informazioni affidabili rispetto alla situazione italiana attuale, ma l’acquisto online in Germania va tantissimo. La logica e’ comoda: ti fai spedire a casa un capo o un articolo, lo provi e se non ti va lo puoi restituire in un lasso di tempo circoscritto. Io lo trovo comodissimo, soprattutto perche’ l’andare per negozi e’ diventato in citta’ un vero mal di pancia, e moltissimi punti vedita, nonostante la vasta scelta, vengono letteralmente messi sotto sopra dalle clienti piu’ selvaggie, senza contare che in quelli piu’ dignitosi la commessa non ha molto spesso passione e predisposizione per il proprio lavoro.

Cosi’, quando ho bisogno (ma anche no)  di qualcosa navigo volentieri sui negozi di abbigliamento online e mi lascio spedire a casa due o tre articoli, piu’ o meno sulle linee e le taglie che so possano starmi bene, e soddisfo senza code inutili alle casse le mie esigenze. Quello che piu’ mi e’ venuto incontro e’ stato il servizio di “personal stylist”, ossia la scelta di una commessa online che, in base alle tue esigenze e misure, ti invia a casa alcune alternative da provare. La percentuale di successo e’ ad alto rischio ma devo dire che alcune volte ci abbiamo azzeccato e piu’ ci proviamo, io e lei, piu’ si avvicina al mio gusto personale. Quasi fosse un piccolo allenamento. 

Grazie a questa tecnica ho raggiunto due obiettivi: il primo e’ il risparmio di tempo ed energie (logico, se l’articolo non ti va bene devi restituirlo, ma hai gia’ il pacco, lo rimetti dentro e scendi le scale- ho l’ufficio postale sotto casa ndr) e il secondo e’ che il mio guardaroba dura mediamente piu’ a lungo, perche’ la merce che mi viene spedita e’ mediamente di buona qualita’ e con disegni piu’ sostenibili.

E terzo, last but not least: quando torno in Italia le donne di casa non mi guardano piu’ con uno sguardo misto disapprovazione-rassegnazione, commentandomi alla fine “ma come ti vesti?!?” Certo, il vestito o la maglia “che loro non usano piu’” me la lasciano ancora appesa in stanza sulla finestra, per vedere se abbocco (“a me non sta bene, mi e’ troppo stretta!!!”) ma io la prendo meglio, come un regalo e non piu’ come una critica.

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