È arrivata l’estate a Monaco e, come di consueto, ai monacensi piace godersela scoprendosi e godendosi luce e calore, uscendo ad esempio prima dal lavoro o trascorrendo lunghi weekend fuori porta.
Per chi è genitore in questa città estate significa anche lunghi pomeriggi all’aria aperta: al parco giochi, in piscina o al lago con i propri figli. Contesti in cui spesso e volentieri si torna, prima delle tanto attese vacanze, a mettersi in costume.
Da italiana diventata mamma in Germania posso dire di aver osservato e riflettuto molto sul tema dello “scoprirsi pubblicamente” in questo paese e di aver provato a riguardo sentimenti contrastanti. Poi ne capirete il perchè.
Fatto sta comunque che una settimana fa su Instagram ho condiviso un post sul tema dell’informazione pubblica sul post parto. Grazie alla testimonianza fotografica di Lucia Jost e testuale di Marie-Louise Timcke ho capito come il post parto non venga ancora trattato socialmente, e soprattutto mediaticamente, con sufficiente onestà. E quante ricadute questo possa avere sulla serenità di una donna nel cercare ed accogliere positivamente una nuova fase di vita.
Ecco solo alcuni dei commenti che ho ricevuto da alcune mamme che mi seguono, tra cui solo uno si è rivelato positivo:
Per non tradire la media, ammetto di rientrare in quella settantina o più per cento di donne che non ha mai avuto una self confidence con il proprio corpo sempre positiva – sì, lo dico anche adesso, dopo due parti e alla soglia dei 40 anni – per cui mi sono spesso sentita anche a Monaco in tremendo imbarazzo nello
- Spogliarmi con nonchalance davanti ad estranei, non vi dico – com’è qualche volta capitato alle escursioni e feste estive – se colleghi (hai presente quella scena, dove e quando chez mi spoglio perchè nessuno intanto se ne accorga?)
- Uscire dalla doccia della palestra mentre intorno a me girano solo corpi completamente nudi, anche di donne ultrasettantenni, completamente privi di asciugamani
- Entrare nelle terme e saune towel free – soprattutto se non programmato, come mi è successo qualche anno fa a Erding…non vi dico livello di imbarazzo!
- Partecipare a feste e festini (per fortuna su questo secoli fa) a bordo piscina con finale tutti dentro
- Finire, anche tangenzialmente, in zone nudiste in cui da very normal woman non hai lo sguardo programmato nel scannerizzare orizzontalmente invece che verticalmente
Oltre a tutte le pare quotidiane su tagli e colori di abiti e costumi che non mi stessero bene.
Mamma di un maschio e di una femmina: fronti educativi diversi ma fini comuni. Ce la faremo? Foto di @theitalianpot
Le situazioni che sopra ti ho descritto delineano come intorno al mio corpo abbia – specialmente da quando sono diventata mamma – tante paranoie e pensieri limitanti che cerco di sdramatizzare ma che non riesco veramente a superare. Dopo tanti anni all’estero ne ho consapevolizzato il perchè: il mio bagaglio educativo e culturale con cui, da quando sono diventata mamma ed educatrice di due piccole vite, ho un bel pò a che fare.
Aggravante dall’altro lato gioca l’immaginario pubblico sulla perfezione e la cura fisica: un male con cui in realtà noi tutti oggigiorno abbiamo a che fare. Sicuramente i media e poi internet con l’avvento di social visivi come Instagram, non ha fatto altro che potenziare la dittatura dell’immagine, che solo negli ultimi decenni ha registrato casi di “insubordinazione” da parte del mondo del marketing e della comunicazione, come ad esempio nel caso di Dove.
Di questa azienda ho avuto pochi giorni fa l’occasione di vedere la sua ultima campagna pubblicitaria CODE su bellezza ed intelligenza artificiale. Dove è un marchio conosciuto per essere stato tra i primi nelle inchieste e campagne pubblicitarie sull’autostima corporea e in questa pubblicità mostra come l’intelligenza artificiale non debba essere temuta, ma letta un pó come il risultato di ció che quotidianamente la nostra mente associa al concetto di bello.
Questo discorso intorno alla comprensione della bellezza e alla crescita di un’autostima sana è qualcosa che, come mamma di una nuova generazione (quella digitale!) mi sta occupando molto.
In questi anni di discussione intorno al ri-piacermi fisicamente è stato sicuramente d’aiuto trovarmi distante dalle mie radici e riconoscerne le criticità in:
- La cultura del giudizio/ condanna che, esasperata sui social dai leoni di tastiera, è però anche un problema molto italiano. Ancor più se, secondo questo articolo del 2019 del Sole 24 Ore la situazione nel Bel Paese rispetto all’autostima femminile non è tranquillizzante, soprattutto tra le giovanissime.
- Il Leitmotiv della performance, vale a dire: posso essere tutto in tutti i momenti della vita. Per alcuni forse con forti sfumature di FOMO*. Spostandolo sul pianeta maternale: so essere SEMPRE performante in famiglia E sul lavoro E nella vita fuori casa anche quando il mio corpo ha vissuto uno o due parti e le giornate ci richiedono un altro ordine di priorità. E soprattutto: non voglio segnalare stanchezza, svogliatezza, depressione. Un modello insostenibile da reggere non solo per noi ma anche per chi ci sta intorno…a partire dai nostri figli.
- Legato al punto precedente e forse diretta conseguenza: il mito dell’immortalità –un retaggio per certi versi…storico? Tradotto: non vogliamo mostrare al mondo che il tempo sta passando anche per noi, che stiamo invecchiando, forse diventando più rutinari e noiosi, cadendo forse …nell’antipatia e nel giudizio (è tutto un circolo vizioso vedi?)
*FOMO: Acronimo per l’espressione inglese fear of missing out, lett. “paura di essere tagliati fuori”, indica una forma di ansia sociale caratterizzata dal desiderio di rimanere continuamente in contatto con le attività che fanno le altre persone, e dalla paura di essere esclusi da eventi, esperienze, o contesti sociali gratificanti. (Fonte: Wikipedia)
La cultura tedesca non è esente da tutto ciò che vi ho elencato sopra – mi raccomando, sul fatto che assistiamo ad un fenomeno globalizzato ne sono cosciente – ma nelle mie stagioni di donna, mi sono spesso domandata cosa volessi veramente cancellare o tenere dei due mondi tra cui mi trovo.
Sempre più frequenti sono i momenti in cui parlo di argomenti importanti con Leonardo, tra cui anche i pregiudizi sul corpo degli uomini e delle donne. Questi discorsi sono cosi importanti – e più tardi decisivi, quando inizierò a farli con Sofia – che spesso penso di voler diventare per loro testimone di ciò che, al di là di tutto, vedo di più autentico e forte nel parlare di bellezza.
Crescere due individui liberi nel loro pensiero da stereotipi, una missione non sempre cosi’ semplice. Foto @theitalianpot
Oggi credo che alla bellezza femminile debbano essere dati spazio e tempo propri. Sia per chi la osserva – e spesso giudica – sia per chi la ricerca in se stesso. E se posso dirlo, vivere all’estero mi ha anche aiutata molto nel capire come ricercarla, se vogliamo con occhi nuovi:
- Osservando e semplicemente…tacendo. Mi sono spesso ritrovata in situazioni “strane” in cui critica e ancor peggio disapprovazione se ne stavano evidentemente dietro l’angolo, pronte ad esplodere. Se posso dirvelo, ho imparato a leggere ed apprezzare il silenzio tedesco non nella volontà di non cadere nel giudizio ma nello sforzo di non dovergli dare per forza sempre spazio. Tutti siamo umani e tutti abbiamo un’opinione su qualcosa che ci accade ma questo non vuol dire che esprimere un giudizio sia sempre legittimo e socialmente sano. Nè verso gli altri nè, cara lettrice, verso di te stessa.
- Nel godere di un corpo non come facciata, ma come macchina funzionante. Mettendolo in moto quotidianamente, a prescindere dal meteo e dagli impegni, e godendo delle sue risposte sane. Scoprendolo senza ripensamenti eccessivi durante il qui purtroppo brevissimo caldo estivo. Prendendosene cura nella sua evoluzione e nei suoi progressivi risultati, a tutte le età e soprattutto senza strafare.
- Accogliendo le stagioni. Vivendo in Germania ho conosciuto moltissime donne tedesche anche in terza età e se devo essere sincera, le loro preoccupazioni rispetto al tempo che passa vengono spesso spazzate dal dinamismo della loro volontà. Trascorrono molto tempo comunitario, senza compagni e senza figli. Viaggiano molto in compagnia tra di loro o da sole. Si impegnano nel volontariato e visitano periodicamente chi per ragioni fisiche di muoversi tanto non può più. I problemi sono sempre gli stessi, ma l’alleanza tra di loro benzina di autostima.
L’incredibile forza del sostegno femminile, medicina al tempo che passa. Nelle foto sopra, alcune delle mie piu’ care amicizie monacensi. Nelle foto sotto, le mie amiche d’infanzia, un’amicizia che resiste da oltre quarant’anni. Foto di @theitalianpot
È sempre così? Non sempre lo ammetto. Se avete letto il mio articolo “Non è un paese per vecchi” capirete anche quanti problemi possano esserci nell’invecchiare in quella che si pensa (ormai non più tanto) ricca e prosperosa Germania. Dalle donne che ho conosciuto però, e che soprattutto mi hanno lasciato un segno, cerco di prendere il meglio in questo viaggio.
Forse, e dopotutto è così, ricercare la propria bellezza in una donna è un viaggio dalle mille stagioni che andrebbe colto nella bellezza della sua imperfezione. Penso che nessuna donna al mondo abbia una percezione di sè stessa sempre uguale altrimenti parleremo…di una creatura semplicemente non vivente.
Il cigno, nell’immaginario pubblico l’animale piu’ legato al concetto del viaggio verso la bellezza e l’autostima. Foto di @theitalianpot
Forse vederla su se stesse sta semplicemente nel grande sforzo di mettere a tacere tutto il rumore che ci sta intorno e di ricercarla nel momento che si vive. Nella forza di volontà, nella decisione che dimostri di abbattere le barriere e di rimanere sicura e orgogliosa di ciò che sei, accettandone alti ma anche bassi e smettendo di rifiutare lo scorrere del tempo.
Cara lettrice o caro lettore, con questo contributo spero di averti offerto se non dei consigli almeno degli stimoli per staccare un pò la testa dalla quotidianità ed offrirti un punto di vista diverso. Leggo volentieri i tuoi commenti qui sotto o su Instagram. A presto!