Alla base di un’esperienza expat c’e’ la voglia di misurarsi e di realizzarsi personalmente e professionalmente. Isabella si muove verso la Germania sei anni fa, ma la sua prima meta non e’ Monaco, bensi’ Berlino. Il suo descrivere la Germania e’ sincero, senza peli sulla lingua, una cosa che io apprezzo molto e che le hanno insegnato i suoi primi interlocutori: i bambini.
Isabella e’ un’italiana vera, bella, solare, creativa e nel suo lavoro da’ il massimo perche’ per lei e’ ispirazione e responsabilita’ per il futuro. Se volete sapere di piu’ su di lei leggete la sua intervista qui sotto!
1. Puoi raccontarmi quando e per quale motivo sei arrivata qui a Monaco di Baviera?
Sono arrivata a Monaco di Baviera esattamente il 20 di luglio 2013. La mia avventura in Germania era iniziata sei mesi prima a Berlino e, dopo una breve esperienza di lavoro – stage (non retribuito), ho inviato il mio cv e la mia candidatura in tante città della Germania, tra cui anche a Monaco. Dopo pochi mesi ho ricevuto un’offerta di lavoro interessante e mi sono trasferita in Baviera.
2. Conoscevi gia’ questa citta’? Quali sono state le tue prime impressioni? Avevi vissuto in altre citta’ tedesche per avere un termine di comparazione?
Non ero mai stata a Monaco prima di allora e non ero nemmeno intenzionata a viverci. Tutto è stato davvero casuale. La mia prima scelta rimaneva in ogni caso Berlino, citta’ in cui ho vissuto sei mesi e che, proprio quando avevo iniziato ad orientarmi e a conoscere un po’ di persone, ho dovuto lasciare a malincuore. Quando ci si trasferisce da una città come Berlino ad una città come Monaco, il paragone è lampante. Ricordo ancora in metro il primo giorno: i sedili puliti, nessuna cartaccia a terra, tutto così tremendamente in ordine..poi mi soffermavo a guardare le persone intorno a me, così ben vestite e pulite. Ricordo inoltre di come mi abbia impressionato la quantita’ di auto costose e di grossa cilindrata: Monaco è una città ricca e lo si nota subito.
3.Quali sono state le prime difficolta’ riscontrate, nella vita privata e nel lavoro? Come hai reagito?
Sono stata accolta nel nuovo lavoro con molto affetto e la maggior parte delle difficoltà iniziali sono riuscita a risolverle con l’aiuto dei miei meravigliosi colleghi (anche tedeschi!). In Italia avevo molte amicizie e relazioni interpersonali. A Berlino avevo un’amica. A Monaco solo un amico di un amico. Sapevo che avrei dovuto ricominciare da zero e costruire intorno a me una rete di conoscenze che mi avrebbero permesso di poter stare bene anche qui. Ero cosciente che non sarebbe stato facile, ma sorridevo sempre e il mio atteggiamento positivo mi è stato di grande aiuto in moltissime situazioni.
4.Hai un titolo di studio? Hai continuato ad utlizzarlo o ti sei reinventata? In che modo?
Ho un titolo di laurea magistrale in Pedagogia. Il lavoro che faccio è in linea con ciò che desideravo fare anche in Italia.
5.In che modo ti senti legata a questa citta’? Che valore aggiunto ha dato alla tua vita vivere qui?
Non sento particolari legami con Monaco. Sono grata a questa città per tutto ciò che mi ha dato, soprattutto dal punto di vista lavorativo. Credo pero’ che Monaco non rimanga la mia meta definitiva ma solo una citta’ di passaggio.
6. Ti senti diversa da come sei partita? Se si, in che misura e sotto quali aspetti?
Mi sento sicuramente diversa, ho imparato una lingua, mi sono messa in gioco in un paese straniero, mi sento più sicura di me stessa. Poi la felicità va alle stelle quando penso che ho fatto tutto di testa mia, non ho avuto aiuti economici da nessuno, e anche nei momenti più difficili ho fatto leva solo sulle mie forze. Questo è un grande traguardo. Il mio come quello di tanti ragazzi che decidono di trasferirsi all’estero. In fondo, è l’ insieme delle esperienze che facciamo che ci rende diversi, che cambia il nostro modo di vedere il mondo.
7. Ti senti integrata? Hai avuto la possibilita’ di imparare bene la lingua locale, fatti storici e culturali, seguire aspetti sociali e sviluppare relazioni soddisfacenti con persone tedesche? Pensi che lo stato e la societa’ tedesche diano sufficienti mezzi e opportunita’ a riguardo?
No, purtroppo non mi sento integrata. Non amo la cultura tedesca e i tedeschi in generale. Sono venuta qui per lavorare ma non simpatizzavo per questo Paese nemmeno prima. La mia idea non è cambiata. Nonostante questo, ho stretto delle buone e care relazioni di amicizia anche con alcuni tedeschi. Probabilmente la colpa rimane mia. Avrei potuto fare di più per avvicinarmi alla cultura tedesca e forse cambiare lavoro. Lavorare in un ambiente italo- tedesco non ha giocato a mio favore da questo punto di vista.
8. Che aspetti apprezzi e non apprezzi della societa’ tedesca? Sono piu’ quelli che hai imparato ad apprezzare o a “criticare” nel corso del tempo? Puoi farmi qualche esempio?
Mi piace la serietà tedesca e la loro correttezza. Mi piace il rispetto per l’ ambiente e per gli animali. Mi piace l’attenzione all’infanzia e il fatto che tutti in qualche modo si sentano “una comunità educativa” per i bimbi. Apprezzo la fiducia che mi è stata data fin dal primo giorno di lavoro e la libertà nello svolgere la mia professione. Faccio molta fatica ad accettare la chiusura emozionale che è presente nella cultura tedesca. Con loro non riesco a ridere a crepapelle e a lasciarmi andare, non capisco il loro senso dell’umorismo. Ridono poco. Non dico tutti ma la maggior parte, purtroppo.
9. Cosa ti manca di piu’ del tuo paese di origine? Come convivi con la tua provenienza e le tue radici?
Mi manca l’allegria e la spensieratezza che avevo prima. Il cibo. La mia famiglia. Sono contenta di essere italiana perché l’ Italia è un paese meraviglioso. L’Italia è pero’ purtroppo anche un paese corrotto. Truffaldino. Politicamente uno sfacello. Rimango speranzosa del fatto che un giorno possa cambiare.
10. Senti che questo paese possa garantirti un futuro, per te e per tutte le persone coinvolte nella tua vita quotidiana (fidanzato, marito, figli etc.). Pensi – al momento – di poter rimanere qui ancora a lungo? Se si/ no perche’?
In realtà a questa domanda non so ancora cosa rispondere. Sei anni sono il tempo giusto per decidere di rimanere o ripartire nuovamente. La mia situazione personale non mi obbliga a rimanere e potrei ancora scegliere dall’ oggi al domani di andarmene, senza grandi difficoltà. La mia vita attuale rimane in evoluzione e sono curiosa di sapere che cosa succederà.
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