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Finalmente inserito. Credevo potesse andare piu‘ velocemente, ma l’effetto Covid e‘ riemerso a galla piu‘ forte di quanto credessi e l’inserimento di mio figlio alla scuola materna non e‘ stato cosi‘ semplice come mi sarei aspettata.

La prima settimana in particolare è stata una roulette di emozioni, per me e per lui. Il distacco che avevo vissuto con serenità al nido è stato in questo caso meno leggero ed immediato. Dopo tanti mesi di convivenza, a tratti soffocante, mi sono meravigliata di quanto fosse cambiato il nostro legame. Una cambiamento imposto, che però purtroppo, come si dice in spagnolo, mi ha inevitabilmente “passato fattura”.

Certo non posso lamentarmi. Mentre mi venivano lussuosamente concesse le ultime settimane pre – soft lockdown (in vigore da lunedi 2 di novembre) per entrare nella nuova struttura ad accompagnarlo, nei mesi scorsi molte amiche italiane dovevano lasciare i loro figli, anche molto piu’ piccoli, bruscamente sulla porta, senza alternative nè mediazioni. Premetto che l’apprensione altrui non mi si attacca addosso facilmente, ma la fragilità di questa situazione mi ha fatto molto riflettere sulla responsabilità degli educatori nell’ammortizzare fasi cosi’ sensibili.

I bambini sono straordinari camaleonti il cui colore viene impresso dall’ambiente che lo circonda. Perchè questo colore brilli il processo di adattamento deve essere misurato e progressivo, cio’ che qui in Germania ho imparato accompagnandolo in due distinte situazioni.

In tedesco il termine „inserimento“ si traduce con “Eingewöhnung” e designa una fase piu’ o meno lunga di adattamento di un bambino in un asilo nido (Kinderkrippe) o in una scuola materna (Kindergarten). Questo processo non è sempre esistito negli asili europei: voi ricordate di averne vissuto uno? Io proprio no. Per questo mi ha incuriosita saperne di piu’ sulla sua teoria e logiche di sviluppo, così ho cercato di documentarmici e di offrirvi una base conoscitiva a riguardo.

In Germania esistono attualmente svariati modelli di inserimento. Il piu’ datato è il Berliner Modell (o “modello berlinese” degli anni Ottanta di Laewen, Andres & Hédérvari-Heller dell‘ Infans-Institut) che si basa su un adattamento progressivo del bambino all’ambiente e a un educatore di riferimento sotto presenza costante di un genitore durante tutta la durata necessaria. L’inserimento si svolge nell’osservanza di cinque fasi:

  1. Un incontro informativo con i genitori per spiegare in dettaglio lo svolgimento dell’inserimento e altri temi quotidiani. Questo incontro si è svolto per noi circa un mese prima dell’inizio dell’inserimento, assieme ad altri quattro genitori (i raggruppamenti vennero ridotti e disposti in serate diverse causa Covid) e in quell’occasione la direzione ci ha permesso di capire alcuni concetti ed iniziative educativi della struttura, lo svolgersi tipico delle giornate, regole comuni da rispettare e mantenere, i vari cambi da organizzare etc..

Al nido questo confronto è avvenuto in concomitanza con la firma del contratto per concentrare meglio tempi e domande (Leo aveva a suo tempo solo sei mesi di vita).

  • La Grundphase o fase iniziale, di circa tre giorni, in cui il bambino rimane nel suo gruppo tra una e due ore al massimo, sempre sotto presenza del genitore in aula. Lì gli viene data possibilità di prendere contatto con l’ambiente e con il suo educatore/ educatrice sotto gli occhi presenti del genitore, che però deve rimanere un mero osservatore e non intervenire nel libero movimento del figlio. La Grundphase è funzionata da manuale al nido, in maniera meno ligia alla materna. Qui infatti il primo giorno Leo, buttatosi da subito nel gioco, mi ha visto sparire velocemente dall’aula per un’ora (senza grosse crisi), mentre il secondo giorno abbiamo dovuto sospendere la separazione per un piccolo problema esterno alla struttura. Quello che consiglio e‘ tanta pazienza, presenza ma non invadenza e pochi disturbi esterni (appuntamenti ed impegni) durante questa fase delicata.
  • La Trennungsversuch o tentativo di separazione. Molti genitori temono questo giorno, normalmente il quarto o il quinto in successione a seconda dell’andamento soggettivo. Normalmente viene fatto in un momento in cui il bambino è impegnato, distratto da qualcosa, e non dura piu’ di mezz‘ora. Se il bambino comincia a piangere e si lascia consolare dall’educatore/ educatrice di riferimento in pochi minuti, la soglia è stata varcata. Altrimenti il genitore viene subito richiamato in aula e si valuta un eventuale nuovo tentativo durante la seconda settimana. Con Leo la prima separazione è durata (nel suo caso) un’ora; dopo cinque minuti di lacrime e strilli l’educatrice è riuscita a calmarlo e ad avviarlo al gioco.
  • Stabilisierungsphase o fase di consolidamento; qui il bambino entra in contatto personale con l’ambiente e le persone e, sotto osservazione delle sue reazioni, i tempi di permanenza vengono progressivamente prolungati.
  • Schlussphase o fase finale, momento in cui il genitore non rimane piu’ con il figlio nell’asilo bensì lo lascia sulla porta dell’aula, ma rimane telefonicamente raggiungibile per qualsiasi evenienza. La fase finale si conclude quando il piccolo accetta il proprio educatore/ educatrice e si lascia consolare da lui/ lei nei momenti di crisi.

Dal 2009 il Modello di Monaco (“Münchener Eingewöhnungsmodell“ secondo Winner & Erndt-Doll) si è affiancato a quello berlinese nell’aggiornamento di alcuni precetti. Secondo questo modello il bambino viene considerato un “essere dotato di forza propria“ che, nel momento in cui supera un ostacolo come un inserimento, è in grado di superare anche ostacoli successivi ben piu’ difficili. La forza del legame si instaura non tra individuo ed individuo, bensì tra individuo e gruppo, con lo scopo di far coinvolgere piu’ agenti nel processo di adattamento e di non vincolare una relazione.

Lo svolgimento avviene piu’ o meno cosi’:

  1. Dopo un primo incontro conoscitivo tra famiglia e struttura il bambino vive la cosiddetta “Schnupperwoche”o “settimana di prova” in cui prende contatto, senza separazioni, con ambiente, persone ed educatori che osservano le sue reazioni e i fuochi di attenzione.
  2. Il primo tentativo di separazione avviene, secondo letteratura, al sesto giorno. Nel momento in cui le crisi da separazione non sussistono piu’ i periodi di permanenza nel gruppo senza genitore vengono sempre piu’ prolungati.
  3. Durante l’inserimento vengono continuamente affrontati dei colloqui con il genitore per approfondire la conoscenza reciproca e costruire un clima di fiducia (su questo posso confermare, il dialogo è stato quotidiano e molto costruttivo).

Come vedete i modelli sono, a parte alcuni dettagli e concetti formali, abbastanza simili. Dopo un periodo di “presa di contatto” avviene una separazione breve che, se superata, viene ripetuta nei giorni successivi secondo tempistiche sempre piu’ lunghe. L’inserimento in Germania è relativamente lungo rispetto all’Italia (non dura una settimana, bensì minimo due e nella maggior parte dei casi si conclude in massimo quattro). Per questo molti genitori usano intervallarsi in questo periodo, prendersi ferie o sfruttare il famigerato “Elternzeit” o periodo di maternità/ paternità (di questo ne parleremo in un articolo successivo). E‘ una fase cui in Germania si deve purtroppo dedicare tempo e pazienza…da preparare!

Che esperienze o opinioni potete apportare rispetto al vostro caso? Pensate che questa procedura sia fin troppo complessa ed elaborata? Avreste racconti personali da esporre a riguardo?

4 commenti su “Dicesi “Eingewöhnung””

  1. Devo dire che l’inserimento vissuto qua in Italia una decina di anni fa, in un nido comunale con metodo Montessori, era organizzato molto simile. Forse in meno tempo, due settimane al massimo. Alla scuola materna, i bambini avevano ormai tre anni, facevano un giorno porta aperta insieme con i bambini che mentre noi parlavamo con le maestre potevano già giocare nelle sale, e basta, niente inserimento. Ma per noi e le bimbe è andato bene lo stesso, erano abituati a stare in compagnia con gli altri e staccarsi dei genitori. Sarebbe stato un grande problema organizzativo, non poter lavorare due settimane per questa procedura. Oggi, con la situazione del covid e le regole italiane valide da settembre che nessuno entra nella struttura, non ho idea come fanno nei nidi.
    A te è andato bene, hai fatto tutto prima delle nuove misure. Incrociamo le dita per questo periodo difficile che abbiamo davanti.🤞

    1. Cara Anke, si infatti, sono stata fortunata perché sono riuscita a cavarmela prima. Comunque si, l’inserimento in Italia dura un po’ meno, anche perché i datori di lavoro sono in generale meno comprensivi sulla questione. Grazie del tuo contributo!!!

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