Vai al contenuto

Pianificare. Su questo verbo ci inciampo spesso, un po’ per indole, un po’ per deformazione professionale. Da quando sono arrivata in Germania potrei poi pensare di tatuarmelo sulla fronte, tanta è la mania di programmazione che aleggia nella vita quotidiana di questo paese. L’imprevisto? Uno sconosciuto, o meglio ancora una variabile superflua all’interno di una formula irrimediabilmente infallibile. 

A volte mi fermo e ci ragiono su cio’ che mi sono trovata a fare qui. Oggi ad esempio ho fatto una delle cose piu’ controverse che si possano pensare. Mia figlia ha appena iniziato a scalciare nel pancione e la sto iscrivendo, sotto un nome ancora indeciso e un cognome piu’ sicuro, a sette asili nido nelle vicinanze del nostro appartamento. SETTE. E sarebbero ancora pochi.

Insomma per farla breve: non so ancora che colori, che sorriso, che voce avrà questa bimba, e “mi permetto” di decidere già il suo prossimo futuro. A pensarlo cosi‘, mi sento un mostro. Eppure, come tanti genitori lavoratori presenti qui a Monaco di Baviera, in erba o meno, decidere di formare una famiglia implica dover cambiare velocemente di registro e tendere le antenne nell’evitare leggerezze cruciali.

Nel mio articolo “una giungla chiamata Monaco di Baviera“ ho accennato brevemente a questo tema: moltissimi tedeschi e stranieri ambiscono da sempre vivere in questa città. Monaco mantiene saldi alcuni parametri fondamentali: la bellezza e la cura dei suoi parchi, il decoro e la sicurezza dei suoi spazi pubblici, l’efficienza e la pulizia del suo sistema di trasporto (nonostante i sempre piu‘ frequenti problemi infrastrutturali e cantieri di mantenimento).

A Monaco il lavoro non si fa cercare, diciamo che ci inciampi sopra volente o nolente. Un pò di conoscenza della lingua, capacità di mettersi in gioco ed esperienza permettono a tutti di trovare un‘ occupazione che garantisca un’entrata fissa mensile, sicura ma purtroppo non sempre commisurata al costo della vita in costante aumento. La fila per una stanza, non vi dico per un appartamento è il primo grande stress di benvenuto per i nuovi arrivati in questa città, training per quella che sarà la prossima grande maratona: la ricerca di un asilo nido per il proprio figlio.

A Monaco sono presenti circa 1.400 strutture tra asili nido, scuole materne semplici o integrate. Sempre piu’ strutture ad iniziativa privata aderiscono ad una convenzione comunale grazie alla quale le rette mensili vengono notevolmente ridotte. Senza contare tutti gli aiuti statali e regionali alle famiglie, che aiutano la copertura finanziaria di questo costo in molti casi necessario per un celere ritorno della madre sul posto di lavoro.

Peccato che, d’altro canto, l’infrastruttura educativa sia in difetto rispetto alla domanda attuale e che molte famiglie debbano attendere oltre l’anno d’età del loro figlio per avere un posto nido assicurato (notasi che la maternità pagata dura in Germania massimo 14 mesi). Questa problematica spinge molti genitori a inserire il nominativo del proprio figlio nelle liste d’attesa già dai primi mesi di gestazione, mossa necessaria ma non sufficiente, dato che – prima del Covid naturalmente – ho dovuto presentarmi comunque a innumerevoli giornate delle porte aperte, chiedere appuntamenti privati, o martellare lo sventurato asilo nido di telefonate penose.

Se la corsa al nido rimane difficoltosa, quella alla scuola materna diventa leggendaria. Tutte le famiglie le cui madri hanno deciso di rimanere a casa fino al terzo anno di età del figlio (in Germania si può conservare il posto di lavoro fino a questo limite temporale) si aggiungono alle sciagurate che devono spostare i propri da nido a materna, generando una moltiplicazione di richieste a fronte di posti sempre limitati.

A volte ce la fai, a volte rimani col respiro corto (e il posto di lavoro in bilico).

Non pochi infatti sono i casi di famiglie trovatesi improvvisamente allo sbaraglio, come quella di una coppia di amici cui, chiusosi l’asilo nido a giugno per problemi di gestione e privi di assistenza da parte del Comune (si, avete capito bene, e oltre a loro circa una ventina di famiglie lasciate sulla strada senza un‘alternativa possibile) hanno dovuto martellare gli uffici ministeriali e comunali di telefonate disperate, fino a risolvere il tema con una tremenda discussione e – finalmente- la risoluzione del loro caso in un asilo a trenta minuti da casa.

Questa problematica è in discussione da vari anni e il Comune sta promuovendo un piano di finanziamento fino al 2022. Piu’ finanziamenti agli asili nido e alle scuole materne di Monaco gioverebbero non solo ai fini dell’apertura di nuove strutture, ma anche alla stabilizzazione di quelle esistenti, spesso sacrificate in mezzi e personale, quest’ultimo sottopagato in proporzione all’importanza del servizio e – nota da non dimenticare – al costo della vita sempre piu’ proibitivo in questa città.

Alla luce di questa esperienza un messaggio mi è arrivato chiaro: in Germania ho trovato la stabilità professionale ma ho abbandonato (almeno qui) il lusso della scelta. Quella sensazione di poter decidere il meglio per i miei figli sarà quasi sempre condizionata dalle energie e, dicendolo con estrema schiettezza, dalla quantità di risorse economiche che saremo in grado di mettergli a disposizione. Potrebbe funzionare meglio questo sistema? Dati alcuni presupposti, direi di si‘, ma solo con un vero impegno da parte delle amministrazioni locali a legittimare questo settore cosi’ fondamentale sotto molteplici fini, in primo luogo per il rientro di tanti genitori sul loro posto di lavoro.

Anche nelle vostre città o metropoli di residenza state riscontrando lo stesso problema? Cosa pensate possa essere migliorato per garantire alle famiglie una vita “piu‘ facile“?

Alessandra, Monaco di Baviera

2 commenti su “Il lusso della scelta”

  1. Ciao Alessandra, sono tedesca che vive ormai da 19 anni in Italia. Trovo molto interessante confrontare le condizioni di vita e le loro interpretazioni. In Germania, le aspettative al servizio fornito dallo stato sono così alte che ci si aspetta che l’assistenza all’infanzia ormai non solo garantito, ma che sia anche a buon mercato, magari vicino a casa propria. Il fatto che la domanda spesso superi l’offerta, soprattutto nelle grandi città, è il prezzo di queste pretese. Quale lusso di scelta hanno gli italiani? I nidi, anche quelli comunali, sono così costosi (ho pagato già 600 euro al mese dieci anni fa) che raramente si ha il problema di non trovare un posto. Molti hanno il problema di non poterselo permettere. Poi (le donne) possono scegliere di abbandonare il lavoro e rimanere a casa. Oppure, che può, so appoggia alla famiglia, i nonni. Che non ne ha, si deve arrangiare. Non so se questo può essere chiamato scegliere.
    Ti auguro che trovate una buona soluzione per tua figlia! Auguri di tutto il cuore, Anke

    1. Cara Anke,
      grazie per il tuo commento, mi ha fatto veramente piacere. Si, purtroppo questa problematica sul settore educativo sta diventando, pur se con accenti diversi, sempre piu’ diffusa anche in Europa. Ad una privatizzazione dei servizi si accompagna un aumento nullo degli stipendi e purtroppo in questo le prime a rimetterci sono sempre le donne. Venissero aiutate piu’ nel concreto, con maggiore flessibilita’ dell’orario lavorativo e supporto quotidiano nella gestione dei figli (i nonni saranno sempre piu’ un lusso sociale!) forse andrebbe tutto un po’ meglio.

Lascia un commento