I tedeschi e il loro territorio. Da Tacito ai nostri giorni.
Se vuoi verificare il livello di “teutonicità” di un amico, conoscente o collega tedesco devi misurarlo non solo in litri di birra bevuti bensì in ore settimanali dedicate allo stare all’aria aperta, in particolare nell’arco di tempo tra maggio e ottobre.
Pur se meno variegato rispetto a quello italiano, i tedeschi hanno un rapporto molto particolare con il loro territorio.
Lo scrittore antico Tacito, nella sua opera Germania, descriveva in questo modo il paesaggio tedesco:
“(…) Germaniam…informem terris, asperam caelo, tristem cultu adspectuque, nisi si patria sit.”
Un territorio dunque disordinato (pianeggiante ma coperto da foreste fitte e buie), di un cielo minaccioso, triste, spesso ventoso, poco adatto all’agricoltura e piu’ propenso all’allevamento del bestiame.
I Romani nell’arrivare alle porte del grande Nord vennero colti di sorpresa e i popoli germanici, profondi conoscitori dei propri territori e abili “guerrieri silvestri” dedero molto filo da torcere alle truppe imperiali. Anche i primi insediamenti erano, per la natura del paesaggio, molto diversi dalla orbis romana. Così descrive ancora Tacito:
“È noto che i popoli germanici non abitano alcuna città e non sopportano nemmeno case riunite fra loro. Vivono in dimore isolate e sparse qua e là, a seconda che una fonte o una pianura o un bosco li abbia attirati. Fondano villaggi non di edifizi insieme connessi, all’uso nostro: ciascuno lascia uno spazio libero intorno alla propria casa, o contro il pericolo d’incendio o per imperizia del costruire.”
Insomma, l’amore per il Land, il territorio, e l’intimità che esso poteva e può donare era tra i tedeschi già lampante.
La conformazione del territorio tedesco ha avuto, come per ogni popolo, profonde influenze sulla maniera di essere, pensare e sviluppare il concetto di “cittadino tedesco”.
Uno dei primi grandi patrimoni culturali di una civiltà sono ad esempio i suoi racconti e i suoi miti.
I tedeschi usavano, come succedeva in Italia, “fare filò”; trovarsi tutte le sere in un posto caldo della casa e, assieme a tutti i familiari, raccontare storie farcite di alberi parlanti, draghi, unicorni, streghe, goblin, troll e lupi. Piu’ tardi, nel 1800, i fratelli Grimm raccolsero gran parte di questi racconti nelle loro opere “Fiabe” e “Saghe germaniche” con lo scopo di contribuire alla fondazione di un’identità linguistica tedesca e donare alle nuove generazioni una fonte riadattatta di apprendimento e formazione.
Letteratura a parte, i tedeschi di oggi amano ancora trascorrere ritagli della loro vita privata all’aperto, nel proprio giardino, sul proprio balcone fiorito e, per chi non lo avesse, nel parco piu’ prossimo ai bordi di un lago, un corso d’acqua o tra boschi e montagne alla ricerca di malghe o vette mozzafiato. Conoscono con dovizia il loro territorio suburbano e prealpino e in esso, nella bella stagione (ma anche in inverno) organizzano di tutto: feste di compleanno, eventi, ritrovi sportivi o hobbistici, festival musicali, fiere, godendo delle isole di verde urbano fino a tarda serata, quando il sole scende e non concede a nessuno piu’ alcun raggio di luce.
Nella foto che riporto siamo ad Olympia Park, uno dei numerosi parchi pubblici di Monaco e come potete vedere moltissime persone si sono sedute su un pendio ai bordi del festival in atto per godersi il tramonto e consumare chiacchiere e stuzzichini con famiglia e amici. Una piccola lezione su come, con poche cose e grazie ad un legame ravvicinato con la Natura, si possa dare un valore aggiunto alla propria quotidianità.