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Si dice che non ci sia male che venga per nuocere. E i fatti delle ultime settimane ce lo insegnano: davanti ad alcune calamita’ non possiamo far altro che assumere lo stato delle cose e capire come conviverci, senza perdere calma o pazienza in pensieri inutili.

Di certo l’esperienza di questa situazione ci sta donando una cosa: tempo. Tempo per stare in casa, per svolgere i propri compiti quotidiani in un altro ambiente e secondo un altro ritmo, tempo, se vogliamo, per spostare la nostra attenzione su di noi stessi e sui nostri cari, tempo per riorganizzarsi, inventarsi e mettere mano su cose che abbiamo procrastinato a lungo.

Uno dei beneficiari di questa situazione e’ stato sicuramente il mio appartamento, che, dopo tanti rimandi (e chi ne aveva voglia, di mettersi all’opera!) ho progressivamente rimesso in sesto in arrivo del prossimo cambio di stagione.

Tutto e’ cominciato da una sensazione di pesantezza psicologica con cui i fatti delle ultime settimane mi si sono riversati addosso; un sentimento pesante, come quello dopo una lunga malattia o convalescenza, di sentirsi in un ambiente asfittico, di voler aprire le finestre e di dare una bella rinfrescata alla propria casa.

Unito al fatto di essere ultimamente inciampata in un termine che per molti sta diventando una vera e propria professione, il decluttering.

Mi e’ capitato di spulciare Netflix e di scoprire una serie carina stile Real Time, dove la protagonista, una professional organizer, entra in case sull’orlo del precipizio per riportare un po’ di respiro ad inquilini soffocati sotto tonnellate di vestiti e suppellettili di ogni genere. Il suo nome, forse per molti gia’ conoscito e’ Marie Kondo ed e’ la fondatrice del metodo KonMari.

Personalmente Marie Kondo mi ha scioccata per il suo self control. Le situazioni che le si presentano sono a volte veramente estreme e guidare i propri pazienti ad una soluzione sembra dietro lo schermo “facile”, cosa che invece in molte reinterpretazioni televisive tedesche (vedasi programmi come “Raus aus dem Messie Chaos“) viene meno edulcorata e presentata nella sua nuda e cruda verita’, dove piu’ che un professional organizer deve intervenire, purtroppo, uno specialista dell’assistenza sociale e psicologica.

Marie Kondo e’ giapponese e per lei l’essenzialita’ e’ parte fondante della sua cultura. Ma l’accumulo rimane, nella societa’ moderna estesa, un dato di fatto ineludibile che ha ripercussioni su vari ambiti, da quello sociale a quello ambientale.

Non so se a voi sia mai capitato di ragionarci un po’ su, ma siamo diventati macchine dell’accumulo: i prezzi di molti beni, soprattutto di prima necessita’, sono con la grande distribuzione diventati sempre piu’ bassi e l’informazione pubblicitaria, ancora piu’ gonfiata dall’arrivo dei social media, ci invita inconsciamente a comprare con piu’ assiduita’, senza necessariamente preoccuparci della reale necessita’, ancor meno della qualita’ e del futuro smaltimento di quel prodotto.

Personalmente, penso di esservi pure io direttamente interessata. L’accumulazione seriale di vestiti e generi alimentari e’ per me un tema frequente, dovuto forse al fatto che spesso perdo il punto di vista su cio’ che realmente ho e quello di cui veramente ho bisogno.

Tradotto: un sacco di soldi buttati nella pattumiera e un evidente danno indiretto per l’intorno che mi circonda. Decisa nell’iniziare un cambio di filosofia ho quindi ordinato il suo libro “Il magico potere del riordino” e cercato di farmene un’idea, analizzando quello che nella mia quotidianita’ sarebbe stato facilmente applicabile e cosa no.

Di questo libro ve ne parlero’ in piu’ steps, perche’ pur essendo composto da non piu’ di 247 pagine e’ veramente intenso di concetti e ragionamenti. Comprandolo mi ha mosso la curiosita’ ma non vi nego un certo scetticismo…leggendolo mi sono invece dovuta letteralmente ricredere.

Uno dei primi punti che ad esempio la Kondo analizza e che rimane centrale nel suo metodo e’ il quando e come buttare il superfluo, un’azione per moltissime persone tutt’altro che scontata.

Il quando presuppone uno stato di serenita’ e predisposizione, in cui l’interessato non sia oppresso da fattori e preoccupazioni esterne.

Il come segue una tecnica per categorie e un principio: buttare tutto cio’ che non crea piu’ alcuna emozione.

Vi posso dire che a casa ho iniziato (in assoluta assenza di altre persone) a fare cernita di moltissime cose e a buttarne una grande quantita’. Molte erano ormai non piu’ utilizzabili ma poi mi sono pure domandata: con quelle ancora in buono stato cosa potrei fare?

In Germania e’ pratica comune il Flohmarkt, il mercato delle pulci, ma come ho potuto constatare con molte persone, non sempre questa soluzione risulta efficiente, soprattutto per mancanza di tempo, energie e risultati relativamente a volte scarsi. Vie alternative possono quindi essere la donazione o la ri-vendita. Per i residenti a Monaco do’ alcuni spunti a proposito di donazione:

  • AWM da una miriade di spunti a riguardo. In particolare nella sezione “Abfallvermeidung” (riduzione dei rifiuti) ci sono un sacco di spunti non solo sui punti vendita second hand cui destinare i propri vestiti/ oggetti, ma anche su come ridurre lo spreco quotidiano o come poter riparare o far riparare qualcosa che proprio da buttare non e’ (avete mai sentito parlare dei Repair Cafe’? Potete a volte portarvici perfino la bicicletta bucata!). Quindi penna alla mano e a sbizzarrirsi!
  • Associazioni come DIAKONIA o CARITAS raccolgono cose usate e le destinano a progetti caritatevoli. Se questo e’ il vostro obiettivo potete prendere direttamente contatto con loro o informarvi sulle giornate di raccolta porta a porta. DIAKONIA ha perfino iniziato a rinfrescare molte cose e a rivenderle in negozi second hand proprio niente male.

A proposito di rivendita:

  • Kleidungskreisel o Mamikreisel, per abbigliamento comune o specifico per mamme/ bambini. Si deve registrarsi, fotografare l’articolo e pubblicare un annuncio con i dati relativi. La cosa comoda e’ che questi portali lavorano con terzi per il pagamento e quindi, al contrario che in molti gruppi online come Facebook, l’importo viene saldato sul conto dell’utente o convertito in forma di deposito/ bonus sul sito. Unico consiglio? Devi essere un buon commerciante, spesso i possibili acquirenti tirano a ribasso.
  • Momox o Remix sono portali che ragionano con un’altra logica. Tu predisponi gli articoli (che devono essere in buone condizioni, privi di macchie, strappi, rotture, attuali) e loro si preoccupano della pubblicita’ e della vendita ad un prezzo fisso di cui tu ricevi una commissione a scalare. Unico gap: non puoi controllare il processo. L’articolo puo’ non venire accettato e ti devi sobbarcare i costi postali di devoluzione oppure, i tempi di vendita si allungano e la spesa supera il guadagno. Quindi consiglio prudenza.

E voi come gestite nel vostro paese o citta’ lo smaltimento o la donazione di vestiti e mobili? Ci vediamo presto con la recensione di “Il Magico potere del riordino”.

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