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Tra i bisogni primari dell’essere umano, oltre a quelli fisiologici come dormire, bere e mangiare, ci sono quelli di appartenenza attraverso ad esempio amicizia, affetto familiare… ció che si puó riassumere con il termine di relazioni sociali (teoria di Maslow).

Sarà per questo che la mia più grande paura, quando sono arrivata in Germania,

fosse la solitudine.

Una donna sola in un museo descrive lo stato di solitudine in cui ci possiamo trovare all'inizio di un trasferimento in un'altra citta'.
Solitudine all’estero, una paura molto diffusa con cui convivere. Foto di Stefan Stefancik su Pexels.com

Come superare questa paura? Muovendo questi primi cinque passi in terra straniera.

I primi cinque passi in terra straniera

Il primo passo è stato quello di informarmi.

Non ero mai stata a Monaco e prima di trasferirmi ho cercato di conoscerla il più possibile.

Mi sono presa una settimana, qualche mese prima del trasloco per scoprire la città. Ho fatto letteralmente la turista girandola con una piccola guida lonely planet nella borsa. Contemporaneamente, come già vi avevo raccontato nel mio primo articolo, ho cominciato a seguire profili di persone italiane che vivevano e conoscevano la città già da tempo.

Una donna scatta di spalle una foto ad un paesaggio metropolitano.
Approciarsi da turisti, un’ottima strategia di partenza. Foto di Lina Kivaka su Pexels.com

Il secondo passo, una volta arrivata in città, è stato esplorarla.

Ogni weekend con mio marito sceglievamo qualcosa da fare o da andare a vedere. Monaco offre tantissime cose per le famiglie, in ogni ambito: gastronomico, culturale, ecc

In questo modo abbiamo cominciato a conoscere le opportunità che poteva offrirci e a calibrare i nostri nuovi ritmi.

Il terzo passo è stato prendere contatti.

Il punto di svolta, a soli tre mesi dal trasloco, è stato partecipare al primo aperitivo fra mamme (e non) italiane a Monaco organizzato da @una_mamma_in_baviera. Qui ho cominciato ad intessere le prime relazioni, raccontando la mia storia e ascoltando quella delle altre mamme.

In questo modo ho potuto ascoltare altri punti di vista su chi ha scelto di trasferirsi qui e soprattutto su chi ha scelto di rimanerci.

Nei mesi successivi varie ragazze mi hanno inviato spunti, contatti ed idee di attività o cose da fare con i bambini in città. All’epoca i miei bimbi non avevano ancora un posto nei krippe o kindergarten e le giornate erano molto lunghe, per non parlare delle settimane.

Quattro donne stanno bevendo un aperitivo e trascorrendo un bel momento assieme.
Incontrarsi per conoscersi e, all’occasione, scambiarsi consigli utili. Foto di ELEVATE su Pexels.com

Il quarto passo, attivarmi.

Una volta cominciato a capire cosa offriva la città per la famiglia e i bambini ho cominciato a cercare di mettere insieme anche i pezzi che riguardavano me. Mi sono rivolta all’Arbeitsagentur per capire come fare a far riconoscere il mio titolo di studi, spoiler: è stato un grande buco nell’acqua, in quanto all’epoca il mio livello di tedesco era pari a zero e loro supportano professionisti solo con un livello minimo di conoscenza della lingua (o almeno questo è ciò che mi ha detto l’impiegato che la sorte mi ha assegnato).

Per fortuna, qualche settimana dopo ho conosciuto un’altra TNPEE* che mi ha dato i contatti del Servicestelle zur Erschließung ausländischer Qualifikationen e spoilerissimo: anche da questa istituzione non ho ottenuto molto. Questo ufficio si occupa di supportare gli emigrati nell’avviamento del processo di riconoscimento del titolo di studi, peccato che per elaborare la mia domanda ci abbiano messo quasi un anno contro i sei mesi di cui dichiarano aver bisogno.

Poche settimane fa sono finalmente riuscita a contattare l’ufficio dell’ Anerkennung von Gesundheitsfachberufen e quindi…la storia continua sicuramente in alcuni dei prossimi articoli.

* TNPEE: Terapista della neuro- e psicomotricità dell’età evolutiva.

Quinto passo, organizzarmi.

Messi insieme tutti i pezzi ho strutturato una sorta di routine della settimana per la nostra famiglia.

Un giorno alla settimana andavamo ad un corso di musica mamma-bambino, un giorno partecipavamo ai corsi di Mama lernt Deutsch, due sere a settimana frequentavo i corsi di tedesco online. Per il resto le nostre giornate scivolavano fra uno Spielplatz e l’altro.

una donna scrive gli appuntamenti settimanali nella sua agenda
Dopo l’ambientamento, un po’ di organizzazione settimanale fa sempre bene. Foto di Karolina Grabowska su Pexels.com

Enti e associazioni utili a Monaco di Baviera

La cosa più importante per me era imparare il tedesco. Con una bimba sotto i diciotto mesi al seguito, erano poche le scuole che offrivano corsi (e chi li aveva non aveva molti posti disponibili). La mia soluzione è stata prendere parte agli incontri dell’associazione Mama lernt Deutsch e integrare con un corso online del Goethe Institut.

Mi puoi spiegare meglio Mama lernt Deutsch?

L’associazione Mama lernt Deutsch è composta da volontarie che non sono insegnanti di lingua, quindi molto utile per imparare il tedesco di “sopravvivenza” ed ampliare il vocabolario. Solitamente una volontaria è a disposizione per intrattenere i bambini. Ci sono molti gruppi in città io vi consiglio di provarne un paio per capire quale fa al caso vostro e dei vostri bambini.

I corsi online sono organizzati in modo diverso da ogni scuola. Personalmente ho scelto quelli del Goethe Institut perché “compattava” il corso in due sere a settimana, per tre ore settimanali totali, per la nostra famiglia l’ideale. Dopo che i bambini hanno iniziato Krippe e Kindergarten, ho potuto iniziare un Intensiv kurs presso la scuola Inlingua.

Cosa mi ha fatto scegliere questa opzione?

I Dualkurse cioè i corsi intensivi “duali” in cui puoi scegliere se frequentare in presenza oppure online. Ovviamente con i bambini che si possono ammalare, avere l’elasticità di non perdere la lezione e di poterla seguire anche da casa è stato l’elemento che mi ha fatto decidere senza ombra di dubbio di iscrivermi.

Desideravo inoltre che anche mio figlio entrasse in contatto con la lingua prima che accedesse al Kindergarten. Qui mi sono venute in soccorso le mamme dell’aperitivo che mi hanno girato i contatti di queste associazioni:

Non sono fan delle mille attività settimanali per i piccolissimi quindi ho scelto, per mio figlio, un corso di musica di Haus der Familie. Ho preso questa decisione basandomi sul fatto che la musica è sempre stato un vero coinvolgimento per lui; in questo modo ero quasi certa potesse essere accolto.

Altro suggerimento: se avete figli amanti dei libri, andate in biblioteca. I libri per bambini sono un utilissimo strumento per imparare una nuova lingua e per ampliare il nostro vocabolario. Noi amiamo quella di Harras dove ci sono anche libri bilingui italo-tedeschi (ovviamente più utili a me che ai miei figli).

Se in questo processo hai dei momenti difficili vorrei dirti: se avverti una grande stanchezza nell' integrarti pensa che tuoi bambini stanno facendo altrettanto. Condividere dei momenti con attività interessanti e coinvolgenti può essere un modo per sciogliere le tensioni…ma resta in ascolto del tuo/a bambina/o. Se vedi difficoltà, accoglile e, se necessario, sospendi l'attività. Il personale di questi enti è molto accogliente e comprensivo, lasciamo per questo a casa le aspettative e le nostre esigenze prestazionali.

una mamma al computer stanca mentre i figli giocano dietro di lei
Trasferirsi, cercare un asilo, un lavoro, imparare una lingua: quanto stress! Foto di Ketut Subiyanto su Pexels.com

Socializzare ed integrarsi

Prima di arrivare a Monaco ero convinta che per riuscire a crearmi una rete di supporto avrei dovuto relazionarmi ed integrarmi prevalentemente con persone tedesche.

A ripensarci questo è un pregiudizio grande come una casa.

Una delle mie migliori amiche in Italia è ecuadoriana. Ha frequentato scuole, scout ecc in Italia. E’ stata fidanzata (ed è oggi sposata) con un italiano: insomma, non credo sia meno italiana di me. Da adolescenti uscivamo insieme, condividevamo passioni e tempo tutto per noi ma spesso il sabato sera con le sue sorelle, amici o cugini andava a Genova a fare serata nei locali latino-americani. Questo non mi è mai sembrato strano. Anzi per me aveva assolutamente senso che lei frequentasse e avesse piacere a stare con la sua comunità.

Ad un anno e mezzo dal mio trasloco all’estero posso dire che la mia idea di “integrazione” è decisamente cambiata.

Mi sento ben integrata nel mio condominio perché qui per fortuna abbiamo un intero edificio di persone gentili ed empatiche; molti parlano inglese e da quando ho cominciato a parlare meglio il tedesco hanno cominciato a parlarmi a loro volta in tedesco.

Non ho molti altri contatti con persone autoctone, gli amici più cari che abbiamo qui sono italiani e con loro condividiamo non solo la nostra quotidianità ma anche i nostri ideali educativi.

Ho avuto qualche scambio con alcuni genitori delle scuole dei miei bimbi, ma molto velocemente e di sfuggita.

Credo che il prossimo bacino a cui potrò attingere per socializzare sarà quello dei colleghi, ma per questo devo aspettare ancora un po’. Loading…

Articolo Guest di Marta S.

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