Cari datori e datrici di lavoro,
sappiamo quanto la parola “maternità” possa suscitare timore. Troppo spesso, si associa a pensieri del tipo “ora perderò questa dipendente per più di un anno e poi chissà che caos una volta che tornerà”.
Nel pensare così, vi perdete tutto il bello di ciò che una madre può regalarvi.
E adesso so che, sentendo questa frase, la vostra espressione potrà essere piu’ o meno cosi’:
Le donne attraversano con la maternità il cambiamento più significativo della loro vita e, indovinate un po’, tornano alla carica più agguerrite di prima. Forse loro non lo sanno, ma le madri lavoratrici sono davvero inarrestabili.
Certamente, non vogliamo sottovalutare il cambiamento anche per i padri, ma per le madri si tratta di un triplo cambiamento:
- Individuale: il cambiamento fisico e mentale inizia quando si scopre la gravidanza e si acuisce dopo la nascita dei figli.
- Collettivo: la madre, per motivi culturali e sociali, è spesso considerata la principale (e a volte l’unica) “provider” del proprio figlio o figlia, con tutto il conseguente carico che le viene – a volte fin troppo ingiustamente – attribuito.
- Professionale: per motivi biologici, la madre rimarrà a casa almeno alcuni mesi (o, nei casi più estremi, settimane!) dal lavoro per riprendersi dall’enorme sforzo del parto e del post-parto. Questo sconvolge gli equilibri pre-bambino, nel bene e nel male. Dovrà fare i conti con una “pausa” – desiderata o meno – da tutto ciò che era la vita pre-gravidanza, per poi ritornare in una situazione molto diversa.
Ma questa maternità è davvero una pausa?
Vorrei oggi proporvi, cari datori di lavoro, una riflessione su ciò che la maternità rappresenta per noi donne. È come diventare il CEO di un’azienda di cui si è sentito parlare tanto ma di cui non si ha mai avuto esperienza. È come dover trasformare, nel giro di meno di un anno, la propria vita in una nuova esistenza, dove organizzazione, efficacia e problem solving sono all’ordine del giorno.
Non è una scelta, è un percorso quasi “obbligato”. Una madre, per gestire tutti i propri desideri e ambizioni, deve sviluppare delle competenze di cui spesso è campionessa anche inconsciamente.
Quali sono queste competenze? Lasciate che elenchi le prime cinque che mi vengono in mente:
- Efficienza e organizzazione: una madre sa che deve lasciare la casa ad un’ora precisa; ciò richiede organizzazione, efficienza e un piano da rispettare. Ma lasciatemi svelare un segreto: di solito una madre riesce a completare molti più compiti di quanti si possa immaginare.
- Ascolto attivo e pazienza: serve forse aggiungere qualcosa?
- Flessibilità e problem solving: l’impensabile è sempre dietro l’angolo 😊. La soluzione deve spesso arrivare prontamente. L’altro giorno mi sono trovata a lavare ed asciugare la maglietta di mia figlia in un autogrill, dopo essere stata “pitturata” con gusto da sugo di pomodoro. Sono serviti 10 minuti e nervi saldi per rimetterla a nuovo. Zac.
- Resilienza e risoluzione dei conflitti: “no, non voglio”, “è mio, non suo!”, “ma perché devo farlo?”. Vi ricorda qualcosa?
- Abilità di negoziazione: “non voglio andare a letto!”, “le verdure non mi piacciono”, “ma il cellulare lo usi anche tu!”, “Perché? Perché? Perché?”. Una bambina di 4 anni fa in media 390 domande al giorno. Se non siete dotati di abilità di negoziazione, lo diventerete durante la vostra genitorialità.
Cari datori e datrici di lavoro, cerchiamo quindi di dare alle madri ciò di cui hanno bisogno. Ascoltiamole. Per stimolarvi con delle idee, eccone alcune:
- Iniziate a dare flessibilità e progetti misurabili sui risultati e non sul tempo. Una madre farà fatica ad avere regolarmente un orario fisso 9-18, anche quando è graziata dalla buona salute dei propri figli, ma se date una scadenza “entro venerdì”, credetemi, vi stupirà. Perché? Una mamma lavora molto in quelle che mi piace definire “le ore invisibili”. Sono le ore in cui pensa ai propri progetti prima di dormire, mentre è al parco giochi, mentre sta cucinando qualcosa o mentre sta andando a prendere suo figlio a scuola. Sono appunti scritti e scarabocchiati per ricordarsi alcune idee, concetti che poi sbocciano pian piano. Queste ore invisibili non si timbrano sul cartellino ma sono infinite. E magiche.
- Cerchiamo di creare feedback onesti e aperti come le madri: cosa desiderano e cosa hanno bisogno per raggiungere i propri obiettivi?
Molte madri al rientro si sentono spesso in dovere di dimostrare nuovamente le proprie abilità e traguardi, quasi come se dovessero essere assunte di nuovo. Alcune cambiano persino il proprio supervisore, o si trovano di fronte a cambiamenti strutturali dell’azienda che comportano una perdita dello status pre-maternità.
Cosa si può fare per migliorare questa situazione?
Si possono istituire dei colloqui di scambio:
a. Pre-maternità: organizzate dei colloqui prima dell’inizio del periodo di maternità per delineare in che punto della carriera si trova la vostra dipendente, quali sono i suoi punti di forza e quali traguardi ha raggiunto fino a quel momento.
b. Post-maternità: come si sente la dipendente al ritorno? Di quali necessità ha bisogno per riprendere le proprie responsabilità? Quali sono le sue aspettative (e quali sono quelle dell’azienda)?
- Last but not least: consideriamo la dipendente come PERSONA e non solo come madre. Ogni individuo ha aspirazioni e richieste diverse. Il diventare madre costituisce sicuramente un cambiamento di vita e d’identità; tuttavia, non significa che tolga il diritto di perseguire un sogno e una carriera, in varie definizioni possibili e declinabili.
E voi come imprenditori avete veramente coraggio di…
Invertire il senso di rotta e parlare direttamente alle vostre dipendenti madri domandando ad esempio:
Quali sono le vostre aspettative? Cosa possiamo fare per avvicinarci alla vostra visione?
Cerchiamo di evitare di categorizzare la madre solo in quanto tale. Ricordiamoci sempre non solo della donna, ma anche della persona e, come tale, cerchiamo di superare quei retaggi ancora troppo pesanti e presenti nella società, riguardo alle diseguaglianze di genere presenti nel mondo del lavoro.
Una buona madre, come un buon padre, può benissimo essere anche un’ottima dipendente, imprenditrice e lavoratrice. Proviamo a considerare non solo gli schemi di lavoro standardizzati e conosciuti; ci sono molte altre soluzioni che possono portare a livelli di soddisfazione (e di conseguenza di produttività) molto più elevati.
Miriamo non solo a costruire una migliore struttura, ma una migliore società. Ascoltiamo i bisogni, adattiamoci ai cambiamenti e scopriamo tutta la positività che si cela nel trovare nuove soluzioni e nuovi modi di essere.
Cari datori e datrici di lavoro, il compito è grande, ma essere consapevoli è fondamentale. Come bambini, cominciamo passo dopo passo: Roma non è stata costruita in un giorno, ma guardate che impero è diventata! Impegniamoci a cambiare gradualmente, non solo per noi stessi, ma per tutti. Solo così costruiremo una società degna delle generazioni future.