Ed eccoci arrivati a settembre. Il mese della (ri-)partenza. Il mese delle nuove e vecchie routine ritrovate. Il mese che, apparentemente, fa tirare un sospiro di sollievo a tutti quanti: genitori, figli e perché no, anche a parenti lontani.
Apparentemente con settembre si ristabiliscono gli equilibri, la maggior parte di noi torna ai vecchi ritmi quotidiani che da un lato ci stancano ma dall’altro, diciamocelo, ci aiutano. Soprattutto a chi, come noi expat, vive giornate ad incastro.
Tutto fila abbastanza liscio quando si deve tornare a realtà già frequentate (krippe, kindergarten o tagesmutter ecc); le cose si complicano leggermente quando invece ci ritroviamo a cominciare un nuovo percorso scolastico che, diciamocelo, per quanto ci siamo preparati, ce lo siamo immaginati “altro”: e non è detto che vada proprio come ce l’abbiamo in mente.
Tutto questo vale sia per noi che per loro, intendo i nostri figli.
Per i bambini è abbastanza semplice tornare alla loro quotidianità, se non addirittura piacevole perché ritrovano i loro confini, le loro conoscenze e soprattutto il loro “spazio privato” (dove noi genitori non ci siamo).
Certo anche loro provano un pò di nostalgia delle vacanze con la famiglia, anche loro apprezzano la compagnia di mamma e papà full-time o di nonni, zii e cuginetti vari.
E su questo aspetto vorrei portare la vostra attenzione.
Perché settembre sembra un mese facile dove tutto torna alla normalità ma non è proprio così al 100%.
Quella nostalgia e ritmo jamaicano da vacanza influenzano noi e i nostri bambini senza che ce ne rendiamo conto ed è così che al momento del ritorno possono aumentare le crisi emotive.
Ora vi chiederete perché ‘sti bambini che abbiano bisogno di avere una loro routine fissa e di tornare a riprendersi i loro spazi, quando tornano a casa sbroccano oppure addirittura dicono che a scuola non ci vogliono andare/tornare.
Provo a spiegarvelo spostando un attimo la lente d’ingrandimento su di voi.
Ripensate al primo giorno di rientro al lavoro dopo le vacanze o addirittura alla prima settimana.
Sono quasi certa che anche voi vi ritroviate a gioire del fatto che abbiate riconquistato quello spazio solo vostro, dove vi relazionate prevalentemente con i vostri pari, dove riuscite a portare a termine un intero discorso senza nessuno che vi interrompa mille volte ecc.
D’altro lato però vi ritrovate a pensare a quanto si stava bene al mare/in montagna, quanto vi faceva piacere addormentarvi dopo pranzo con i vostri figli, poter leggere qualche libro nei momenti morti ecc.
Noi e i nostri bambini ci ritroviamo così ad affrontare una mareggiata emotiva ambivalente, con una differenza: noi adulti la riconosciamo e la affrontiamo.
I nostri figli no.
Ed ecco che ci dicono che non hanno voglia di tornare a scuola o che piangono all’ingresso, che vorrebbero tornare in Italia, dai nonni ecc e che quando tornano a casa vorrebbero solo giocare con noi o stare in braccio o sul divano (a seconda dell’età) senza fare nulla.
E quindi che cosa fare per aiutarli e non avere un esaurimento nervoso?
Cercate di empatizzare, accogliete la loro fatica e proponete strategie per superarla.
Ma soprattutto: non distogliete lo sguardo anche da voi stessi. Riconoscetevi fatiche e frustrazioni.
Quando vi rendete conto di condividere una fatica palesatelo: “anche a me mancano i nonni e
l’Italia”. Quando sentite il bisogno di tornare alla vostra normalità ditelo: “a me il mio lavoro piace tanto ed è
arrivato il momento di tornarci, mentre io sono lì tu mi aspetti qui”.
Ricordate che siete in connessione anche da lontano: “ti penserò oggi, mi mancherai, arrivo presto, ci abbracceremo forte stasera…ecc”
Se vuoi altri consigli scarica la mia guida “giochi e attività per un rientro alla quotidianità più sereno”
E se invece ci troviamo ad affrontare un nuovo inizio o Eingewöhnung?
Questo è un altro capitolo perché oltre a tutte le emozioni di cui parlavamo prima (nostalgia o tristezza unita a gioia) ne troviamo anche altre come ansia o paura, curiosità.
Per quanto riguarda i piccolissimi possiamo accompagnarli nella scoperta della nuova realtà educativa sempre focalizzando prima le nostre emozioni che le loro.
Ricordati che:
- i piccolissimi fino ai 5 anni circa rispecchiano molto facilmente i nostri vissuti emotivi, quindi se siamo in ansia o spaventati o nervosi è molto probabile che lo saranno anche loro.
- il corpo parla più delle parole, per chi cammina è più semplice il distacco da un genitore che lo accompagna tenendolo per mano piuttosto che da un genitore che lo tiene in braccio.
- le educatrici dei krippe, dei kindergarten o le tagesmutter sono professioniste formate per aiutare voi e i vostri figli in questo passaggio: chiedete loro supporto, aiuto o consigli su come muoversi al meglio.
- il vostro istinto conta! Se notate qualcosa che non funziona o che non viene apprezzato condividete le informazioni con chi di dovere per facilitare l’ambientamento del vostro bambino.
- voi siete gli esperti! Solo voi conoscete veramente bene i vostri figli. Date quindi informazioni utili agli educatori (giochi o attività preferite, metodi o modi per calmarsi, modi di dire o chiedere le cose ecc).
Se invece avete dei bambini più grandi che cominciano la Gründschule o Gymnasium o altro, credo che vi troverete a dover affrontare non solo le emozioni dei vostri bambini ma anche dei vostri parenti.
In questa fase viene creata o scaricata tantissima aspettativa sui piccoli-grandi bambini e ragazzi di famiglia. Tante le domande come “sei felice?”, “come ti senti?” o le affermazioni terroristiche tipo “eh la pacchia è finita, ora non giocherai più”, “ora vedrai quanti compiti e lavori ti toccheranno” ecc.
Quindi cosa fare?
- Rielaborate le domande subito dopo con i vostri bambini e ragazzi. Quello che hanno sentito sono spesso le emozioni dei parenti e non le loro; sono i parenti che forse hanno vissuto quel passaggio in quel modo. Provate poi a fargli da specchio e ditegli come vi sembrano. Se dicono di essere felici e a voi sembrano preoccupati diteglielo facendogli notare cosa vi ha dato quel sospetto (ad es. “ti sei svegliato molto presto stamattina. Di solito succede quando sei agitato o qualcosa ti preoccupa”).
- Ricordategli che voi ci sarete sempre per loro e che quando avranno bisogno di aiuto voi glielo darete. Non abbiate paura di “tornare indietro” ad abitudini più infantili come il contatto corporeo o attività che negli anni vi hanno aiutato a calmare i vostri figli per rientrare in connessione con loro. Piccoli vecchi trucchi possono essere sempre utili a tornare ad uno stato di calma e di connessione tra genitore e bambino/ragazzo. Offrite quindi coccole, abbracci ma anche battaglie di solletico, lotte di cuscini e salti sul letto ai vostri bambini “grandi”. Proponete passeggiate, un cartone con popcorn e coca-cola, fare un puzzle, disegnare, colorare, fatelo insieme, staccati da tutto e da tutti.
- Offrite il vostro aiuto nei compiti e fatevi sentire presenza costante ma che si fida di queste piccole persone. Nel primo periodo, ma anche durante il resto dell’anno, tenete le antenne ben attive per captare i loro cambiamenti emotivi e comportamentali, relazionatevi e condividete sempre con gli insegnanti o chi di dovere su ciò che notate. Con l’ingresso a scuola ricordatevi che entra in gioco un nuovo ente educativo importante che va coinvolto e tenuto in considerazione.
Marta Salvio, autrice di questo articolo, è TNPEE, terapeuta della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva. Se vuoi conoscerla meglio e ricevere ulteriori consigli o una consulenza sul tuo caso seguila e scrivile su Instagram.